Server Load Balancing: sfatiamo un mito

Gli application delivery controller (ADC) ed i server load balancer sono dispositivi in grado di ottimizzare l’impiego delle infrastrutture IT che ospitano applicazioni web-based. Questi apparecchi contribuiscono in modo essenziale alla riduzione dei costi dei data center e all’ottimizzazione delle operazioni. Ecco perché è necessario sfatare un mito: i servizi e benefici derivanti da un corretto impiego delle risorse IT non sono più solo fruibili esclusivamente da parte delle grandi aziende a fronte dei costi improbi, ma ormai accessibili anche alle PMI più dinamiche con soluzioni sviluppate per soddisfare proprio le loro esigenze.

Arcene – “In Italia siamo di fronte ad una svolta infrastrutturale epocale: grazie alla consumerizzazione di internet, alla massiccia fruizione di App mobili e web-based o di servizi e applicazioni ‘hosted’ (tra cui anche la telefonia VoIP ad esempio) quali strumenti di lavoro o per l’interfacciamento quotidiano con la clientela (siti e-commerce, informativi, educativi ecc.), le piccole aziende sono costrette a valutare l’adozione di nuove tecnologie per incrementare la propria competitività”, così Chris Heyn, Territory Channel Manager di KEMP per l’Italia illustra l’attuale sfida tutta informatica per le PMI nazionali. Tutti concordano nell’affermare che l’innovazione tecnologica favorisca l’aumento della produttività aziendale, specie se si prevedono nuove soluzioni che aiutino concretamente il manager IT ad ottimizzare l’impiego, la manutenzione e le prestazioni delle risorse IT esistenti riducendone nel contempo la complessità ed i costi. Risparmiare sui costi è un’esigenza la cui soddisfazione va spesso a discapito del budget IT. Sono poche le aziende (specie le piccole e medie) che nella loro pianificazione considerano i costi reali in cui incorrono non utilizzando in modo efficiente le risorse esistenti, una situazione che nel breve / medio periodo porta le aziende allo sfascio, specie se, in un mondo “always on”, eventuali discontinuità del servizio o una carente fruibilità delle applicazioni sfocia nell’insoddisfazione di utenti e clienti ed in ultima analisi nella perdita di fatturato. Le conseguenze di infrastrutture obsolete o mal impiegate sono inaccettabili in un mercato in cui acquisire un solo nuovo cliente costa dieci volte di più che mantenere un cliente esistente.

Chris Heyn, Territory Channel Manager, KEMP Technologies

L’economia globale ormai si basa sulla disponibilità 24/7 dei siti e delle applicazioni internet.
La continua operatività e resistenza delle infrastrutture web è direttamente proporzionale al corretto funzionamento delle miriadi di dispositivi tra loro connessi all’interno di un data center. Gestire il traffico generato dagli utenti si rivela un elemento chiave per garantire infrastrutture ad alta disponibilità. I siti critici aziendali, tra cui le intranet o siti e-Commerce, come anche le piattaforme per l’erogazione di servizi (dalle telecomunicazioni alle applicazioni) devono essere in grado di sopportare improvvisi picchi di traffico, gestire migliaia di transazioni SSL e richieste di accesso simultanee a file / statistiche commerciali / dati clienti, garantire un costante flusso delle informazioni – possibilmente in tempo reale – insomma essere “online” anche in presenza di eventuali sovraccarichi di memoria, attacchi di hacker e altre minacce.

Rimettiamo al lavoro sistemi “scarichi”
Circa il 10% dei server applicativi in un tipico data center non viene utilizzato in modo efficiente. Eppure anche questi sistemi richiedono continui back-up, manutenzione, costi per le licenze per non menzionare i costi associati al rispettivo consumo elettrico. Con gli application delivery controller o server load balancer è possibile massimizzare l’impiego delle risorse mal sfruttate, ottimizzare gli investimenti fatti nei sistemi esistenti, migliorarne le prestazioni attraverso una corretta distribuzione del traffico su più server, allocandolo in base al tipo di applicazione o al livello di performance che una macchina offre rispetto alle altre in un dato momento, o in base alla località in cui si trova l’utente o tutti insieme. Il load balancer è in grado di far scalare la capacità e le performance dei server affinchè essi tengano il passo con un traffico sempre crescente.

Un altro beneficio degli ADC è che essi riducono rischi associati all’impiego di un singolo server. Fino a poco tempo fa, anche il mero load balancing di base aveva costi proibitivi per aziende di medie e piccole dimensioni. Oggi questi dispositivi non solo sono alla portata di tutti, ma l’integrazione in un singolo sistema di funzioni quali il bilanciamento del carico, lo switching dei contenuti, la capacità di sgravare i server dalla gestione dei certificati SSL, il caching e la compressione, oltre alla capacità di instaurare una connessione esistente su un altro server in tempo reale, consente anche alle PMI di ridondare l’infrastruttura server e di avvalersi delle stesse funzioni di “business continuity” fino ad ora ad esclusivo appannaggio delle grandi aziende, per poco più di € 1000! Mentre per le grandi aziende, che dispongono di centinaia se non migliaia di server dislocati in più data center, acquistare soluzioni “best of breed” è un’ovvietà, non lo è per le PMI, la cui strategia, in un’ottica di ottimizzazione, non può che essere la selezione del giusto prodotto per la propria infrastruttura.

Cosa cercare
Ora che è chiaramente sfatato il mito dell’iniquo rapporto tra i costi ed i benefici che le soluzioni per un bilanciamento intelligente del carico dei server apportano alle PMI, è necessario verificare quali funzioni ricercare nel load balancer, onde garantire la massima affidabilità di applicazioni web-based ad uso interno e di quelle proiettate all’esterno. Tra queste si possono annoverare indubbiamente il supporto di funzionalità a livello 7 della pila OSI, come lo switching dei contenuti o il monitoraggio dello stato operativo di una data applicazione, la persistenza, l’accelerazione del traffico SSL e l’offload dei certificati, caratteristiche avanzate quali il caching e la compressione e possibilmente l’integrazione di sistemi anti intrusione (IPS).

Soluzione virtualizzata o tradizionale?
Sebbene si sia discusso sinora dei benefici arrecati da dispositivi hardware, non possiamo non considerare la forte spinta verso la virtualizzazione come alternativa ad infrastrutture “fisiche”, specie nelle PMI che vi riscontrano uno strumento di forte ottimizzazione dei costi di gestione IT. Esiste ovviamente una nuova gamma di dispositivi “virtualizzati” che – in quasi tutti i casi – erogano gli stessi servizi di bilanciamento del carico dei server offerti dai dispositivi fisici. L’impiego di soluzioni virtualizzate presenta ovviamente un ulteriore valore aggiunto, costituito dall’integrazione nativa nell’hypervisor della piattaforma virtuale, dalla riduzione dei costi legati al consumo elettrico, allo spazio nel rack, alla manutenzione dell’hardware e dall’assenza della dipendenza da fattori ambientali che invece caratterizza i dispositivi hardware. I load balancer virtuali si configurano ed impiegano rapidamente, all’occorrenza si clonano e riinstallano in pochi minuti su altre piattaforme virtuali come qualunque altra “virtual machine” gestita dall’amministratore di sistema.

Qualora si scelga un’appliance virtualizzata è necessario sapere che essa è estremamente dipendente dalle risorse fisiche messe a disposizione dalla piattaforma hardware che la ospita, tra cui – ad esempio – le risorse CPU e di memoria allocate all’appliance virtuale preposta al bilanciamento del carico. E’ quindi importante considerare quante risorse destinare a tale appliance per garantire che essa sostenga il throughput desiderato. Alcuni produttori hanno sviluppato e propongono load balancer virtuali quali piattaforme di test o di sviluppo per consentire all’amministratore di sistema di valutarne le funzionalità nella propria infrastruttura. Qualora si desideri acquistare la soluzione virtuale testata per metterla in produzione in ambienti che ospitano applicazioni critiche, tali produttori fanno marcia indietro, offrendo i dispositivi hardware tradizionali. Altri invece propongono ADC o load balancer completi sia per infrastrutture tradizionali, sia per infrastrutture virtualizzate. Quindi la decisione in merito al tipo di dispositivo da acquistare deve dipendere esclusivamente dal tipo di infrastruttura in uso, dal tipo di server applicativi da bilanciare e dalle prestazioni richieste. In entrambi i casi, un buon server load balancer o il più evoluto ADC sono in grado di apportare miglioramenti significativi della fruibilità delle applicazioni web e garantiscono la massima disponibilità delle stesse.

Conclusioni
Non è più necessario spendere decine o centinaia di migliaia di euro per un ADC. Esistono produttori che offrono soluzioni complete per il bilanciamento del carico e per l’ottimizzazione della fruibilità delle applicazioni per importi ben inferiori.

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