il museo la specola di padova

Lug 19, 2012 |

il museo la specola di padova

 

La Specola è uno dei simboli più rappresentativi della città e della sua storia: l’alta torre ricorda, infatti, la tirannia di Ezzelino III da Romano che nel 1242 aveva edificato un castello con 2 torri delle quali la più grande, come raccontano le storie di quel periodo, era il sito in cui il tiranno rinchiudeva e torturava i suoi prigionieri. I successivi signori di Padova, i Carrara, nel 1374 realizzarono un altro castello-fortificato sopra i ruderi del precedente come baluardo protettivo e splendido edificio decorato all’interno e all’esterno.

Il 21 maggio 1761 il Senato della Repubblica di Venezia emanava un decreto con il quale istituiva un osservatorio astronomico all’Università di Padova da assegnare anche a luogo d’insegnamento dei nuovi astronomi. Soltanto quattro anni dopo, nel settembre del 1765, si affidava l’incarico al professore di astronomia, geografia e meteore, l’abate Giuseppe Toaldo (1719-1797), di visitare i più importanti osservatori italiani per trovare informazioni sulla costruzione dell’edificio e sui basilari strumenti più importanti per l’attività dell’astronomo. Al termine  di questa indagine, Toaldo, dopo la presentazione del progetto, a dicembre del medesimo anno fece sopraggiungere da Vicenza l’architetto don D.Cerato (1715-1792), amico e collega di studi nel Seminario vescovile di Pd e uno dei più bravi architetti dell’epoca. Toaldo propose di utilizzare la Torre alta del Castel Vecchio per le sue grosse e solide mura e per la sua collocazione all’interno della città, ideale per l’osservazione astronomica. Nello specifico, la Torre era conforme perché consentiva un ottimo controllo nella direzione sud, ossia nella direzione del meridiano celeste, punto strategico per studiare il moto degli astri. E fu così che, dopo 10 anni di attività, nel millesettecentosettantasette la Torre diventa Osservatorio  astronomico, in altre parole “specula astronomica” secondo la dicitura latina.

L’interno della torre fu ripristinato per l’uso delle valutazioni astronomiche e fu diviso in due parti: una parte inferiore, a 16 metri dal suolo sulla parete est, in cui fu realizzata la Sala Meridiana per gli studi al meridiano celeste, e una parte più alta, a 35 metri dal terreno nella zona delle merlature, dove fu innalzata un’alta stanza con nuove finestre, la Stanza delle Figure, per studiare la volta celeste da ogni ottica con strumenti di varie tipologie usufruendo anche della terrazza adiacente. Era stata inoltre costruita una terrazza sopra la sala meridiana per gli studi di metereologa. In seguito la Specola subì ristrutturazioni più moderne, sia degli strumenti, che della struttura, come l’aggiunta di una terza cupola nell’Ottocento o l’edificazione di un padiglione sul bastione adiacente per accogliere il rifrattore di Mertz. Nell’archivio storico dell’Osservatorio sono ancora conservati gli antichi registri delle osservazioni astronomiche e la biblioteca.

La moderna specola, tra le più belle nell’Europa di quegli anni, fu vista da importanti protagonisti, ad esempio il poeta tedesco Johann W. Goethe, il quale nel 1786 descrisse nel suo diario di viaggio lo splendido panorama che poté ammirare dall’alto della torre dell’Osservatorio.

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AUTORE:Roberto Legnani

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